DISCERNERE E SCEGLIERE NELLA CHIESA

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    La Nona Giornata canonistica interdisciplinare (Pontificia Università Lateranense, 8-9 aprile 2014), ricollegandosi in modo diretto alla Sesta (Decidere e giudicare nella Chiesa – marzo 2011) ed alla Seconda (Personalismo del Diritto canonico – marzo 2007), non solo costituisce una nuova tappa nel cammino che sostiene e sviluppa la concezione “istituzional-personalista” del Diritto canonico, ma – col “senno di poi” dell’anno 2016 in cui si pubblicano Relazioni presentate nel 2014 – costituisce anche un solido riferimento teoretico e dottrinale per comprendere la riforma del Processo di nullità matrimoniale voluta da Papa Francesco: una riforma i cui presupposti “pastorali” – i primi ad emergere con evidenza – affondano le loro radici più profonde nella dimensione esistenziale (= storia, personalità, relazionalità) di ogni singola persona. Sia la decisione d’intraprendere che d’interrompere un Matrimonio, infatti, possono derivare – e spesso derivano – da opzioni individuali, anche ‘ragionevoli’ (a modo loro), che non raggiungono però la solidità di una scelta fondata e ponderata in grado di resistere nel tempo anche a “ragioni contrarie” che possano successivamente intervenire nella vita matrimoniale.

La decisa attenzione che il nuovo Processo di accertamento della nullità del Matrimonio pone alla qualità del Consenso, su cui si fonda e regge l’intero Sacramento anche nel suo svolgersi temporale (in facto esse), trova proprio nel discernimento e nella scelta i due cardini che lo reggono e ne garantiscono la stabilità. Allo stesso tempo: proprio la qualità di tali discernimento e scelta risultano oggi l’oggetto primario della “verifica” che il Processo giudiziale deve – continuare ad – operare, in quanto attività istituzionale di discernimento e non di semplice decisione (eventualmente anche “amministrativa”).

È questo il binario su cui corrono le questioni – solo apparentemente – teoretiche intorno al “dialogo”, al confronto, al contraddittorio – anche formale (come nel Processo giudiziale) – cui umanamente non si può rinunciare per conoscere la verità di eventi umani già accaduti (= il Consenso) ma ancora “attivi” (= il vincolo matrimoniale): il prezzo della storicità di cui il Diritto deve farsi carico con la maggior consapevolezza possibile in ogni epoca “epistemologica”.

Non di meno il nuovo palinsesto dell’attività giudiziale canonica ne amplia in modo significativo la portata e gli spazi, attribuendo alle fasi pre-processuali un’importanza costitutiva soprattutto in termini di incontro e dialogo tra le persone, le loro vicende, le loro vite, conferendo – finalmente – un’importanza strategica ad un approccio davvero “antropologico” (= psicodinamico) e non puramente “clinico” (= medico psichiatrico) a ciò che riguarda la vita umana, soprattutto nei suoi esiti più dolorosi.


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