P. GHERRI,

Ricerca scientifica umanistica.
Iniziazione pratica,

Reggio Emilia, 2011, pp. 265, euro 20


Introduzione

Il presente "vademecum didattico-operativo" non vuole avere né le caratteristiche né le pretese di un 'manuale' (né, tanto meno, di un 'trattato') di Gnoseologia o di Epistemologia (e meno ancora di Metafisica), con il relativo necessario 'apparato' fondativo e sistematico. Si limita invece a condividere con chi si accosti per la prima volta al mondo della ricerca scientifica e della sua concreta operatività in ambito umanistico una riflessione -critica ma strutturata- frutto di ormai dieci anni di ricerche personali, di pubblicazioni (didattiche, storiche, dottrinali e tecniche) e di docenza accademica, un quinquennio di accompagnamento di studenti universitari nel loro lavoro di 'tesi', alcuni anni di redazione di una rivista scientifica (giuridica), oltre alla organizzazione di (ormai sei) convegni interdisciplinari ed alla cura editoriale della pubblicazione dei loro 'Atti'.
Per quanto centro e finalità dell'opera si collochino pienamente nella Seconda e Terza Parte, di taglio espressamente pratico-applicativo, non è stato però possibile prescindere da alcuni elementi più generali di Epistemologia (Prima Parte) necessari a delimitare e circoscrivere, anche con una certa puntigliosità, il ristretto campo d'interesse ed azione dell'opera. Ciò ha richiesto una espressa focalizzazione sull'ambito epistemologico-scientifico, lasciando necessariamente ad altri ambiti la 'fondazione' e 'giustificazione' più remota delle posizioni (filosofiche) prospettate. Si è, infatti, cercato di rispondere solo alla domanda: "se, quanto e quando gli studi umanistici possano essere davvero scientifici", per procedere poi alla illustrazione di criteri e modalità concrete di attuazione della ricerca scientifica in tale ambito. Le indicazioni di questo testo s'indirizzano pertanto -di loro natura- ai soli studenti che intraprendono il percorso pratico della 'ricerca scientifica' ed, eventualmente, ai -soli- docenti che li vogliano accompagnare nelle diverse tappe proposte e scansite dalle "Schede tecniche" e dalle "Esercitazioni" offerte; ogni utilizzo a fini differenti (direttamente epistemologici o indirettamente gnoseologici o 'metafisici') va escluso di principio perchè non-proprio dello strumento stesso, che non intende in alcun modo andare oltre le affermazioni poste in chiave comunque operativa. Indubbiamente quanto prospettato, supposto e premesso, può svolgere una certa funzione 'critica' nei confronti delle Discipline via via coinvolte, ma non ne è questa la finalità specifica.

A riguardo dell'opera

a) Cosa è - La proposta nell'anno 2009-2010 di un Seminario accademico sulla "Metodologia della ricerca scientifica" (presso l'Institutum Utriusque Iuris della Pontificia Università Lateranense - Roma) è risultata un'ottima occasione per sviluppare una riflessione organica, teoretica e pratica, che aiuti gli studenti non solo ad impostare il proprio lavoro di ricerca finalizzato alla stesura delle diverse 'Tesi' richieste per conseguire i Gradi accademici ma, più ancora, a mettere a fuoco i presupposti stessi della ricerca scientifica, soprattutto per coloro che potranno poi continuare lungo le sue vie, dedicandosi sia alla 'ricerca', che alla pubblicazione scientifica ed alla docenza.
- Il modello ispiratore di questo strumento tecnico-didattico è quello cartesiano delle riflessioni autobiografiche svolte a posteriori sul 'come' si sono ottenuti efficaci risultati nella propria attività scientifica, facendo così del 'metodo' prima di tutto una consapevolezza personale acquisita sul campo anziché un vuoto ed arido (oltre che inimmaginabile ed inattuabile) modello 'a priori' da acquisire in via teoretica soltanto -come fu, invece, per buona parte degli autori della Modernità 'germanica': dal meccanicismo di Gottfried Wilhelm von Leibniz (1646-1716) alle 'condizioni trascendentali' di Immanuel Kant (1724-1804) e via a seguire -in balia dei vari Idealismi o Positivismi che hanno finito per negare ogni consistenza e valore alla realtà ed all'esperienza che ne deriva. Lo stesso Hegel, non di meno, -nell'Introduzione alla "Fenomenologia dello spirito"- ha finito per affermare l'impossibilità della formalizzazione a-priori di un 'metodo' vero e proprio (per la Filosofia), rimandando invece ad una sua sostanziale 'emersione' attraverso l'esperienza (della coscienza).
- Dal punto di vista gnoseologico più generale si fa invece riferimento alla riflessione messa a punto alla metà del XX sec. da Bernard Lonergan (1904-1984) proprio nell'intento di riportare ad unità e coerenza lo studio delle Discipline 'sacre' (ed umanistiche connesse) con quello delle c.d. Discipline naturalistiche, al fine di non perdere gli innegabili progressi attuatisi in campo epistemologico a partire soprattutto dalla metà del XIX secolo. Un po' come il suo "Insight", anche questo libretto si presenta come un "libro degli esercizi", seppure di ben altro livello.

b) Cosa non è - Il testo non intende essere più di un 'semplice' vademecum pratico indirizzato agli studenti, con un taglio espressamente operativo e non sistematico, ciò che giustifica la collocazione delle note (spesso critiche) a fine Capitolo per non appesantire la scorrevolezza della lettura, evocando problematiche non immediatamente 'pratiche'. - Il testo non intende trattare null'altro rispetto al minimo indispensabile per illustrare la profonda differenza tra 'studiare' e 'fare ricerca' (e tra diversi modi di fare ricerca), ponendo intenzionalmente in piena visibilità soltanto la ricerca scientifica 'moderna', cui espressamente s'indirizza e riferisce. - Il testo non ha un taglio 'tecnicamente' metodologico ma epistemologico, intendendo soprattutto delineare le caratteristiche che oggi individuano la Scienza come tale -senza escludere di principio nessun settore gnoseologico o più latamente filosofico, ma esigendo adeguato accreditamento secondo gli standard epistemologici vigenti. - Il testo non è un manuale di Metodologia intra-disciplinare come tanti già ne esistono (anche ponderosi) in varie aree disciplinari, dalla Letteratura, alla Filosofia, Teologia, Esegesi, Storiografia, Diritto, ecc. Non intende neppure 'insegnare' specifiche 'metodiche' di ricerca ma aiutare a scegliere/approntare consapevolmente le proprie.

A riguardo dei presupposti Prima che l'impatto col tenore espressamente epistemologico scientifico del testo -e le cartesiane 'chiarezza' e 'distinzione' dei suoi concetti e contenuti- possano creare 'perplessità' ed 'esitazioni' nel lettore di più profonda formazione umanistica (e di eventuale sensibilità 'metafisica'), è necessario affermare risolutamente -e prendere conseguente atto(!)- che quanto andrà dispiegandosi in queste pagine è ad ogni effetto (una) 'Filosofia', poiché tanto la Gnoseologia che la Epistemologia sono 'branche' della Filosofia (o Discipline filosofiche) in quanto consistono nella (auto)riflessione critica sull'agire autenticamente umano -specificamente, in questo caso, a riguardo del cosa/come si conosce e del come farlo in modo sempre più efficace, come si vedrà nei prossimi Capitoli. Per quanto possa apparire paradossale a chi si accosti per la prima volta alle questioni epistemologiche, è solo la Filosofia che può dire cosa sia 'Scienza', mentre questa non può 'auto-definirsi' -tanto più dopo il 'trionfo' nella stessa Scienza moderna di principi portanti quali l'indeter-minazione (Werner Karl Heisenberg; 1901-1976), l'incompletezza (Kurt Goedel; 1906-1978 e Alfred Tarski; 1902-1983), la falsificabilità (Karl Popper). Quella sulla conoscenza ed il suo metodo è una riflessione che l'uomo fa con se stesso e 'tra sé' (come Cartesio nei lunghi mesi di 'clausura' nella stanzetta con la Stube accesa, o il sottoscritto viaggiando in treno o lungo sentieri di montagna): è a se stessi che lo studioso e lo scienziato pongono le domande sul fondamento, significato e valore (=senso) del loro approccio alla realtà e sul 'perché' delle differenti modalità di ricerca e di studio intraprese ed adottate e dei -conseguenti- risultati ottenuti/ottenibili -ciascuno con le 'proprie' buone ragioni, che dottrine, visioni del mondo (=Weltanschauung), ideologie e scuole di pensiero, 'raccolgono' e propugnano convintamente e legittimamente all'interno di ciascun paradigma gnoseologico.

E' per questo che il testo appare (e vorrebbe risultare) adatto ad un uso in qualche modo 'fondamentale', quasi indipendente dall'ambito disciplinare di appartenenza del ricercatore -purché 'scientifico'. Chi scrive, da parte propria, ha avuto una formazione primaria scientifica, poi filosofico-teologica e giuridico-canonistica innestatesi su di una sensibilità ed esperienza tecnologica applicativa (radiotecnica ed informatica) che continua a costituirne la prima pre-comprensione 'utile' e quasi istintiva verso la realtà. Qualche riferimento, anche esplicito, agli ambiti filosofico, teologico e canonistico (cattolici) non deve tuttavia creare perplessità in nessuno di altra formazione o 'credo': si tratta soltanto -strumen-talmente- degli ambiti disciplinari di maggior 'proprietà' dell'autore per un ragionare ed operare che, per quanto 'tecnico', rimane sempre altamente e necessariamente 'personale' -è giusto e corretto, d'altra parte, che ciascuno parli -solo- di ciò che meglio conosce. Anche René Descartes (1596-1650), in fondo, dedicò una intera Parte del suo trattato metodologico al funzionamento (sbagliato!) del cuore.

Il forte stacco -percepibile forse da qualcuno come contrapposizione- tra Scienza e Filosofia (soprattutto sul piano storico) che si respirerà lungo lo scorrere dei primi Capitoli ha funzione specificamente 'pedagogica' e 'didattica' nel voler quasi costringere il lettore ad imporsi una chiarezza concettuale e di riflessione -un rigore- che non risultano abituali anche a chi abbia buona dimestichezza con lo studio (soltanto). Mantener chiaro nel proprio pensare se lo si stia facendo [a] tra sé e sé oppure [b] in confronto diretto con 'qualcosa' a noi esterno è del tutto preclusivo per 'discriminare' correttamente -a questo livello- tra riflessione filosofica e ricerca scientifica. Non di meno, anche la espressa e ricorrente 'opzione anti-deduttivista' che attraversa il testo ha funzione prevalentemente 'didattica', finalizzata ad un approccio maggiormente esperienziale e critico alla ricerca scientifica stessa, nell'intento di ridimensionare la ultra-millenaria egemonia acquisita dalla deduzione in ambito umanistico, senza con/per ciò volerla escludere a priori, ma solo stimolarne un utilizzo adeguatamente 'critico'. In questa stessa linea anche il forte risalto attribuito, per contro, all'induzione assume specifica funzione pedagogica nel mantenere i neo-ricercatori 'coi piedi per terra', lontano da voli pindarici, misticismi e dogmatismi di vario genere, che tanto facilmente finiscono per riempire decine di pagine delle produzioni accademiche- senza nulla dire. La concreta esperienza della ricerca a partire dalle 'fonti' (starnutendo per la polvere che sale nel naso da libri chiusi da decenni o forse mai aperti) è parte costitutiva della Scienza umanistica a cui non si può rinunciare.
In questa prospettiva giova senz'altro ricordare anche come la Scienza moderna sia solo 'una' delle "modalità cognitive" possibili per la persona umana e per l'umanità come tale -una e parecchio specifica -una e parecchio complessa -una e parecchio limitata. Lo studio (anche puntiglioso) delle sue caratteristiche, dinamiche e funzionalità, al quale il lettore verrà indirizzato e stimolato in queste pagine non la può porre in alternativa o contrapposizione ad altri approcci cognitivi che l'umanità abbia sperimentato o possa sperimentare, primo tra tutti la Filosofia (o anche le c.d. conoscenze tradizionali, così diffuse tra i popoli dell'Oriente -e non senza un'efficacia propria, almeno esistenziale). Soltanto: se ci si interessa a quella specifica modalità cognitiva costituita dalla Scienza moderna occorre farlo fino in fondo -ed almeno col rigore che -potenzialmente- le è 'proprio'. Innanzi tutto, quindi, piena consapevolezza della parzialità e non auto-referenzialità di questa specifica modalità cognitiva; senza, tuttavia, poter prescindere dalla considerazione irrinunciabile -perché esperienza quotidiana dell'umanità intera- che 'solo' questa ha realmente contribuito alla 'crescita' della efficacia dell'azione umana nel mondo e sul mondo. Le conseguenze anche esistenziali della Tecnologia, che deriva direttamente solo da questa forma di conoscenza, testimoniano infatti quotidianamente alla consapevolezza di ciascuno non solo [a] che essa non è più rinunciabile per l'umanità, ma [b] che anche la sua reale possibilità di approssimazione al 'vero' (ontologico) non può -più- essere taciuta né limitata di principio, soltanto perché 'singolare' e non 'universale'.
Ad una 'buona' Filosofia il compito di far sintesi tra questa (piccola) 'parte' della realtà -e tutto il resto.
A riguardo dei destinatari Quanto illustrato in queste pagine in modo più 'generale' possibile in chiave espressamente operativa e didattica, era già stato parzialmente proposto in altra luce ed a più riprese lungo gli anni passati per l'ambito espressamente rivolto allo studio del Diritto canonico.
La presente rielaborazione offre tuttavia una prospettiva di maggior sistematicità gnoseologica, epistemologica e metodologica con espressa attenzione alla ricerca scientifica come tale, per quanto espressamente sbilanciata verso le specificità di quella 'umanistica'.
A ciascun lettore/utente la libertà di servirsi della Parte di questo libro che maggiormente lo interessa -sapendo comunque che la scelta del 'come' operare comporterà necessariamente anche quella del 'perché' farlo in tal modo -e viceversa. Consapevolmente.