Edoardo Chiti Il Diritto di una comunit comunicativa. Unindagine sul Diritto amministrativo della Chiesa, Collana: Saggi di Diritto amministrativo, n. 28, Giuffr, Milano, 2019


Si tratta dellultima fatica del prof. Edoardo Chiti che da anni sinteressa al Diritto della Chiesa cattolica romana dal punto di vista del Diritto amministrativo comparato: uno dei rarissimi studiosi laici a farlo e, proprio per questo, anche una voce che potrebbe facilmente risultare lunica conosciuta nel contesto dottrinale extra canonico. Giova in tal senso osservare come lattivit dellautore, che si occupa da anni della materia, possa essere (anche) contestualizzata allinterno del recente delinearsi di un interessamento in qualche modo strutturale a dinamiche comparatistiche sensibili anche allOrdinamento giuridico della Chiesa cattolica a livello amministrativistico; attivit alla quale lautore stesso ha partecipato.

Per approcciare il volume del prof. Chiti pu essere utile notare che si tratta di un lavoro di ricerca che, come tale, offre allautore una libert solitamente non disponibile a chi scriva, invece, con finalit sostanzialmente didattiche o di Teoria generale, come avvenuto per la maggior parte delle pubblicazioni amministrativistiche canoniche, anche recenti, dello stesso Editore. Mentre, infatti, il docente deve rispondere innanzitutto allutilit di coloro che vogliono accostare la materia, offrendo loro percorsi strutturati di apprendimento ed utilizzo della Disciplina, il ricercatore libero di indirizzare il proprio interesse laddove lo porta (anche) il cuore. Questa stessa caratteristica caratterizza anche la platea dei possibili lettori e interlocutori coi quali lautore finisce per (dover) confrontarsi: chi vuole apprendere ed utilizzare concetti, tecniche, operativit, oppure chi vuole acquisire nuovi dati e prospettive, oltre a verificare in modo pi stringente le specifiche tematiche oggetto della ricerca.

Sempre dal punto di vista metodologico si deve pure prendere atto della lodevole scelta, per nulla scontata, di voler contestualizzare il discorso amministrativistico canonico allinterno di una prospettiva autenticamente teologica, cos da giovarsi anche di una legittimazione di fondo per lapproccio proposto. Giustamente, infatti, molte cose possono capirsi solo dal di dentro. Apprezzabile in merito anche la scelta di riferirsi ad uno dei maggiori ecclesiologi dellultimo mezzo secolo, la cui presenza in filigrana costante, a partire dal titolo stesso del volume, che sceglie di approcciare la Chiesa essenzialmente come Comunit comunicativa. Una scelta non scontata dal punto di vista canonistico, sebbene comprensibile, sia per gli evidenti rapporti col prof. Dianich (cfr. S. Dianich, Riforma della Chiesa e Ordinamento canonico, [postfazione di E. Chiti], Bologna, 2008), che per i presupposti fortemente sociologici della prospettiva di fondo che Chiti utilizza, a partire da M. Weber, con riferimenti (non fondativi) ad Apel ed Habermans. In questottica presentare la Chiesa cattolica non dal punto di vista dellIstituzione governamentale (alla Foucault, per intenderci) ma come comunit loquente e dialogante costituisce non solo unassoluta novit rispetto ai paradigmi canonistici dominanti, ma sembrerebbe anche avvicinarsi alle recenti prospettive canonistiche pi attente alla costitutiva (e costituzionale) missionariet della Chiesa, voluta da Cristo per portare il suo Annuncio.

Al canonista il volume offre un certo numero di sollecitazioni sia dal punto di vista della documentazione storica e teoretica addotta (spesso sottovalutata in dottrina) sia, maggiormente, per la pregnanza di alcune formulazioni tanto espressive quanto insolite, soprattutto a causa della tendenziale ripetitivit del vocabolario canonistico ecclesiastico che, spesso, non permette di esprimere e far intuire le idee sottostanti.

cos per laffermazione che larchitettura ideale del Diritto amministrativo canonico si allontana dalla disciplina del potere amministrativo intorno alla quale convergono i Diritti amministrativi degli Ordinamenti statali e ultrastatali (p. 212): il Diritto amministrativo canonico, infatti, non pu essere inteso [] nei termini di una specifica declinazione della disciplina del potere amministrativo, poich esso

Allo stesso modo vanno apprezzate varie sottolineature e consapevolezze, prima tra tutte quella secondo cui: sono i caratteri della missione della Chiesa a determinare le peculiarit del Diritto amministrativo canonico (p. 16); in tal modo:

Valida si mostra pure, sebbene poi espressamente rifiutata a livello di conclusioni, lillustrazione delle componenti ed interazioni storiche del Diritto amministrativo canonico gi dal Medioevo, fino al suo miglior riconoscimento gi dagli esiti del XVIII secolo, in armonia con quanto delineatosi nella seconda Modernit giuridica continentale.

La discontinuit tra le osservazioni fattuali e le conclusioni che si vogliono proporre al termine del cammino di vera ri-costruzione dellOrdinamento canonico come tale va cercata nel singolare presupposto dal quale muove la ricerca come tale, essendo lautore profondamente convinto che:

questa prospettiva espressamente politica infatti che orienta ed indirizza la maggior parte della trattazione nella chiara – ed espressa – volont di cogliere alla radice dellattuale Diritto amministrativo della Chiesa cattolica un esplicito ed unitario progetto politico da realizzare: esattamente come si ritiene avvenga a livello civilistico.

Proprio a questo proposito, tuttavia, lassenso del canonista si fa problematico: innanzi alla definizione di Diritto amministrativo canonico come progetto regolatorio (pp. 16; 51; 218 et passim) destinato a dar corso esecutivo al Concilio Vaticano II. Per lautore, infatti, il Diritto amministrativo canonico

Come anticipato: lautore fermamente convinto, imputando per tale idea allattuale Scienza del Diritto canonico (sic!), che nella riforma conciliare e nella sua traduzione nel nuovo Codice vada individuato

questa, tuttavia, una prospettiva che difficilmente potrebbe trovare condivisione da parte del canonista, indipendentemente dallindirizzo teoretico e fondazionale seguito. Non pare infatti evitabile la constatazione di trovarsi innanzi non tanto ad una ricostruzione ordinamentale (in chiave funzionale), come pi volte la presenta lautore, quanto invece al cospetto di una nuova costruzione ex nihilo, senza precedenti nella Canonistica n reali appoggi nellOrdinamento. Quanto delineato, infatti, assomiglia pi allapplicazione di un assioma autopoietico che ad una ri-costruzione, sia del concreto vissuto ecclesiale, sia della Normativa canonica, sia dei suoi presupposti consapevolmente espressi dallo stesso Vaticano II e dai princpi che ne hanno (parzialmente) guidato la citata trasfusione normativa nel Codice del 1983. Basti pensare al principio settimo della revisione, dal quale la dottrina canonistica post-conciliare deriva unanimemente la maggior parte del Diritto amministrativo canonico con la sua tutela dei diritti dei fedeli, la distinzione delle funzioni di governo (legislativa, esecutiva e giudiziale), la irrealizzata creazione dei Tribunali amministrativi locali tutto finalizzato allesclusione di qualunque possibile arbitrariet nel governo ecclesiale. Ci unitamente alla necessaria separazione tra foro interno e foro esterno (principio secondo) e alla natura giuridica (anzich morale) del Codice canonico (principio primo).

Va collocata a questo livello di problematicit strutturale anche la scelta, assolutamente originale, di analizzare (solo) quattro ambiti della vita e Normativa ecclesiale, ritenuti maggiormente rispondenti al percorso intrapreso: i Sacramenti della Penitenza (cap. sesto) e dellEucaristia (cap. settimo), lamministrazione dei beni ecclesiastici (cap. ottavo) e levangelizzazione dei non cristiani (cap. nono). Tematiche pressoch sconosciute – come tali – alle trattazioni di Diritto amministrativo canonico (eccezion fatta per i beni ecclesiastici). Non meno proprietaria anche la sostanziale chiave di lettura dei sopraddetti ambiti di vita ecclesiale: la loro comunicativit che si realizza attraverso il dialogo, la sinodalit.

Non per nulla emerge con costanza lungo il testo levidente insoddisfazione per lincompiutezza (cfr. p. 71), i vuoti (cfr. p. 109), la frammentariet (cfr. p. 125) e la sostanziale inefficacia del Diritto amministrativo canonico effettivamente in acto rispetto a quello in mente: purtroppo lapproccio funzionale e contestuale che lautore si propone e professa di utilizzare si trasforma ben presto in un vero slancio idealistico che non riesce a trascinare con s una realt tanto pesante e lenta qual la Chiesa cattolica nella sua concreta operativit istituzionale.

Rimane salva la quasi-conclusione del capitolo introduttivo, secondo la quale: Non si tratta tanto di proporre ipotesi compiute, quanto piuttosto di formulare domande di ricerca utili a orientare lopera di esplorazione e di ricostruzione dei mutamenti dei Diritti amministrativi dei sistemi occidentali, statali e ultrastatali (p. 15), dai quali lautore ha lodevolmente scelto di non escludere quello canonico.




in: QUADERNI FIORENTINI PER LA STORIA DEL PENSIERO GIURIDICO MODERNO, L (2021), 776-782.